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Il lutto della vedova, ieri e oggi, di Marina Sozzi

2 Aprile 2025/6 Commenti/in Aiuto al lutto/da sipuodiremorte

Quando leggo che nella nostra società chi ha subìto una perdita viene lasciato solo, privo di riti collettivi e senza norme codificate, ed è costretto a vivere il proprio dolore ripiegato su se stesso, nel foro interiore, non sono più d’accordo. E desidero argomentare le ragioni di questo mio disaccordo.
Prendiamo una figura emblematica del lutto, quella della vedova. Se si guarda alla storia, constatiamo che nel mondo antico le vedove subivano terribili coercizioni, erano prive di diritti ed erano messe sotto tutela (dei figli o di altre figure familiari), impossibilitate a scegliere per sé: considerate deboli e incapaci, erano spesso indigenti e prive di peso sociale. Nelle civiltà con struttura patriarcale, infatti, la posizione della donna, già subordinata a quella del marito, diventa ancor più precaria a seguito di un’eventuale vedovanza.
Solo durante il tardo Medioevo (XV secolo), le vedove hanno cominciato a poter ereditare la proprietà del marito qualora avessero dei figli minori, e spesso le donne sceglievano di non risposarsi per tutelare la propria autonomia e i propri beni.
Ma anche senza risalire tanto indietro nella storia, durante la seconda metà del XIX secolo, nella società vittoriana, il lutto, ma in particolare il ruolo della vedova, era strettamente normato.
Poiché la mortalità era molto alta, a causa di malattie, mancanza di asepsi, diete povere di nutrienti essenziali, e trattamenti medici del tutto inefficaci, il numero delle vedove (e dei vedovi) era grande. Le regole che regolavano l’etichetta del lutto per le donne variavano a seconda del legame con il defunto: e quelle che andavano rispettate per un marito erano le più rigide e durature. Il lutto delle vedove era suddiviso in tre fasi, da un lutto intenso e profondo a un lutto parziale, con una durata complessiva che poteva arrivare a due anni e mezzo. Abiti a lutto, crespo nero, pesante velo nero sul viso, solo gioielli “da lutto”, in particolare fotografie del defunto. Le vedove non erano tenute solo a precise regole di vestiario (talvolta molto onerose per le famiglie meno abbienti); anche la loro vita personale e le loro attività erano rigorosamente limitate. Per periodi determinati, erano costrette a casa e non potevano fare né ricevere visite, e neppure risposarsi (limitazione grave per quelle che non riuscivano a mantenere se stesse e i figli). L’aspettativa sociale era molto condizionante, e le donne che non rispettavano le usanze erano duramente disapprovate dall’intera comunità. La figura della vedova era soprattutto chiamata a suscitare commozione e pietà, e ci si aspettava che desse spettacolo del suo strazio, che annunciava un lutto inalterabile, definitivo, assoluto. Nel Médecin de campagne di Balzac la vedova compie il gesto, atteso dai presenti, di tagliare una ciocca di capelli; ciò significa che non si risposerà.
Non tutti però condividevano queste elaborate e grevi usanze. Nel 1875 in Inghilterra fu fondata la National Funeral and Mourning Association, che predicava il ritorno alla semplicità, e che ricevette anche l’appoggio della gerarchia ecclesiastica. Ma per vedere un cambiamento furono necessari alcuni decenni, e alcuni importanti eventi politici, sociali e culturali, e purtroppo anche bellici. La Prima guerra mondiale costituì infatti una frattura radicale nelle usanze del lutto per le vedove. Come è noto, la guerra fu un’ecatombe inedita di giovani uomini che perdevano la vita nelle trincee: le loro donne, mogli, madri, fidanzate, mandarono avanti l’economia al posto di coloro che erano al fronte. Queste donne non erano più incoraggiate a portare il lutto: sia perché quegli abiti sarebbero stati inadatti nei luoghi di lavoro, per la loro scomodità; sia perché tante donne in nero avrebbero demoralizzato la popolazione dei paesi belligeranti. Poco per volta le cose iniziarono a cambiare, finché le regole imposte non furono quasi ovunque abbandonate.
Un ruolo molto rilevante, per quanto riguarda la mentalità, lo ricoprì la visione freudiana del lutto, espressa in Lutto e Melancolia, del 1917. Ritenendo che occorresse scindere il legame con il morto per liberare la libido e tornare a vivere, Freud compì uno spostamento interpretativo fondamentale del fenomeno del lutto, portandolo dall’esteriorità (le regole sociali del lutto) all’interiorità. Successivamente, l’interpretazione di Freud è stata criticata da molti studiosi, che hanno proposto modelli psicologici differenti: tuttavia, si è continuato a guardare al lutto come evento che riguarda la psiche.
Nel frattempo, il nostro mondo è cambiato, nelle nostre società di grandi dimensioni sono venute meno le convenzioni rigide, le norme e i protocolli, e si è molto ridotto il controllo sociale, così che generalmente si è ampliata la libertà, la soggettività, la possibilità di scelta su come vivere il proprio lutto. Recentemente è stato inoltre sempre più chiaro che nessun modello di interpretazione può essere rigidamente applicato: ogni lutto è un’esperienza a se stante, ogni persona fa il suo personalissimo percorso di lutto.
Oggi, inoltre, accanto a una maggiore libertà, abbiamo efficaci pratiche di aiuto per chi fatica a superare un lutto: il sostegno della psicologia, da un lato, o l’aiuto tra pari (i gruppi di Auto Mutuo Aiuto), e inoltre siti e strumenti online a disposizione anche di chi vive in parti remote del paese. Cfr. ad esempio: Senza di te del Gruppo Eventi di Roma e l’associazione Maria Bianchi di Mantova.
Tuttavia, chi si occupa di sostegno al lutto rileva ancora una difficoltà tra le vedove. Benché sia loro riconosciuto il diritto di riprendere pienamente a vivere, fanno ancora fatica a concedersi di pensare a una nuova relazione affettiva. I cambiamenti di mentalità, ancora una volta, appaiono lenti, di lungo periodo.
Cosa ne pensate? Avete esperienze vostre o di persone a voi vicine? Che impressione avete del nostro modo di vivere il lutto? Vi pare che stiamo procedendo nella direzione giusta?

Tags: abiti a lutto, Freud, Lutto, società vittoriana, vedova
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6 commenti
  1. Varetto Bianca
    Varetto Bianca dice:
    2 Aprile 2025 in 18:31

    Buonasera, vi scrivo il mio pensiero, perchè per me è stato uno choc scoprire che nel 2025 la Vedova viene ancora guardata con diffidenza e curiosità. Io sono vedova da 4 anni ed ho perso molte amicizie e conoscenze a causa della gelosia.
    Per fortuna ho reagito dedicandomi a me stessa ma non è facile stravolgere le proprie certezze (forse non veritiere).
    grazie per le vostre riflessioni.
    Bianca

    Rispondi
    • sipuodiremorte
      sipuodiremorte dice:
      4 Aprile 2025 in 12:47

      Grazie per la sua testimonianza Bianca, leggendola mi pare di essere stata fin troppo ottimista… forse abbiamo ancora cammino da percorrere per pensare che ogni persona sia libera di gestire il lutto a modo proprio…

      Rispondi
  2. Francesca
    Francesca dice:
    4 Aprile 2025 in 12:09

    Gentile Marina,
    La ringrazio di cuore per aver acceso una luce su questo tema, che per la prima volta vedo affrontato in un sito dedicato al lutto e alla morte.
    Sono diventata vedova a 39 anni e, nonostante vivessi in un capoluogo di provincia, in un contesto culturalmente dinamico e multietnico, mi sono ritrovata a fare i conti con mentalità ancorate al passato, in una comunità chiusa e spesso giudicante.
    Potrei farle innumerevoli esempi. Uno dei primi riguarda la mia parrocchia: mi è stato tolto il posto assegnato nei banchi dedicati alle famiglie durante la Santa Messa. Quando ho chiesto spiegazioni, gli altri genitori si sono giustificati dicendo che non potevo più sedermi lì perché, di fatto, non ero più una famiglia. Di fronte al mio smarrimento e alla mia rabbia, il parroco mi ha risposto con un’alzata di spalle: “Devi capire, la comunità deve imparare a riaccettarti”.
    Anche sul lavoro non è stato diverso. Mi è stato chiesto di continuare a indossare la fede per evitare domande scomode dai clienti. “Sai, divorziata suona diverso da vedova”, mi spiegò la mia referente.
    E poi la scuola di mio figlio. Le maestre decisero che non avrebbe più potuto partecipare ai lavoretti per la Festa del Papà. Quando mi presentai per protestare contro questa presunta “inclusione”, mi risposero con leggerezza: “Se si sbriga a trovare un uomo, potrà ricominciare a partecipare”.
    Concordo con la sua riflessione finale: chi ha subito la perdita del proprio compagno fatica a concedersi di pensare a una nuova relazione. Nella mia esperienza, gli uomini che si avvicinano a me spesso danno per scontato che io stia cercando solo conforto, non un legame serio. E se invece, come dice la signora Bianca, mi dedico semplicemente a me stessa, mi sento ugualmente giudicata. Le critiche arrivano da più parti: le donne che mi canzonano chiedendomi se mi sto “rimettendo in pista”, i parenti che mi ricordano che dovrei “riaccasarmi” per motivi economici, senza rendersi conto che me la sto cavando benissimo da sola.
    A volte, basterebbe un semplice brava al posto di tante parole inutili.
    Grazie per la vostra attenzione.

    Rispondi
    • sipuodiremorte
      sipuodiremorte dice:
      4 Aprile 2025 in 12:53

      Grazie Francesca per il suo commento. E’ incredibile la mancanza di sensibilità che lei e suo figlio avete incontrato, in tutti i contesti della vita. Una carenza che mi sembra vada oltre anche ai problemi culturali che ancora esistono. Eppure, forse davvero dobbiamo fare una battaglia su questo tema: ognuno deve sentirsi libero di vivere il lutto a modo proprio.

      Rispondi
  3. Duilio
    Duilio dice:
    7 Aprile 2025 in 23:43

    Buonasera,
    di fatto le efficaci pratiche di aiuto per chi fatica a superare un lutto esistono purtroppo solo in grandi città. Quello che non esiste nelle grandi città per chi fatica a superare il lutto, nella maggioranza dei casi e in quasi ogni ambito, è un umano atteggiamento comprensivo e soccorrevole verso chi soffre e, ogni persona, fa il suo personalissimo percorso di lutto…magari sostenuto da una precedente cremazione

    Rispondi
  4. TommyTwing
    TommyTwing dice:
    1 Maggio 2025 in 16:44

    hi

    Rispondi

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