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Ritualità

Perché comprare casa accanto ai cimiteri ci fa risparmiare fino al 50%? di Davide Sisto

Silhouette Of Creepy Zombie Rising At Spooky Graveyard Against MoonlightNon sapete come affrontare la terribile crisi economica di questi anni? Comprate casa vicino a un cimitero e risparmierete fino al 50% rispetto alle altre zone cittadine. Questo dato emerge da un’analisi dell’andamento del costo degli immobili nei pressi dei cimiteri delle più importanti città italiane svolta da Mitula, un motore di ricerca che possiede più di 170 portali con annunci immobiliari, lavorativi, ecc.

A Torino, il prezzo medio di una casa, dagli 80 ai 100 metri quadri, situata accanto al magnifico Cimitero Monumentale, in un quartiere non così distante dal centro cittadino, si aggira intorno ai 145.000 euro. Nei quartieri limitrofi la stessa casa con le stesse dimensioni ha, invece, un prezzo di circa 485.000 euro. A Roma, per vivere in un appartamento vicino al Cimitero Monumentale del Verano, quindi sito nei pressi della città universitaria de La Sapienza e all’interno di un quartiere centrale come Tiburtino, bastano 244.000 euro, un costo inferiore del 45% rispetto a quello di un’abitazione in centro città (dai 600.000 euro in su). Stesso discorso vale per Napoli, il cui cimitero delle Fontanelle, prestigioso luogo storico e meta obbligata del turismo internazionale, garantisce un sostanzioso risparmio a chi vuole ammirarlo dalle finestre della propria abitazione.

Questa curiosa notizia mette bene in luce come sia tutt’altro che superato il nostro rapporto problematico con il pensiero della morte e con l’immagine dei morti. Escludo – spero – l’ipotesi che la ritrosia a vivere accanto a un cimitero sia riconducibile al timore di incontrare, in tarda notte, i claudicanti zombie ballerini del videoclip di “Thriller” di Michael Jackson o quelli meno maldestri e più minacciosi dei film di Romero (tirate un sospiro di sollievo: Bela Lugosi è sepolto, sì, con l’abito di Dracula ma in California, quindi a debita distanza). O, in alternativa, “li mortacci (tua o vostra)” di nota tradizione romanesca. Escludo anche che tale scelta dipenda dal fatto che il quartiere in cui vi sono i cimiteri sia, per definizione, un “mortorio”: ciò, infatti, se allontana il popolo rumoroso della movida, potrebbe attirare invece chi predilige il silenzio e la pace (eterna, obviously) nella propria abitazione.

A parte gli scherzi, le chiavi di lettura di questo particolare fenomeno immobiliare sono, semmai, le seguenti. In primo luogo, il senso di profondo disagio nei confronti dell’idea di avere l’ingombrante presenza della morte davanti agli occhi ogniqualvolta torniamo a casa dal lavoro o, in alternativa, ci affacciamo alla finestra. L’angoscia nel poter pensare, macabramente e in continuazione, che a pochi metri di distanza dalla cucina o dalla camera da letto, tra piatti prelibati ed effusioni amorose, ci siano i resti scheletrici di chi ha lasciato il mondo dei vivi, magari tra immani sofferenze. La vita accanto a un cimitero viene percepita, in altre parole, come triste e lugubre, fonte di sentimenti negativi o, addirittura, di depressione, specie per coloro che non sono abituati a ragionare sulla propria mortalità.

In secondo luogo, la tipica scaramanzia del nostro Paese, la quale genera tanto il timore nei proprietari dell’abitazione di poter essere irrisi da amici e conoscenti, quanto l’idea che sia squalificante e di cattivo gusto condurre una vita quotidiana serena accanto a un luogo che riproduce, almeno superficialmente, il non plus ultra del dolore e della disperazione.

Soprattutto, la vita quotidiana accanto a un cimitero rappresenta lo scacco matto per chi non vuole assolutamente fare i conti con la propria morte. Ed ecco, quindi, che ritornano le note parole di Jean Baudrillard, il quale ci ricorda come i morti abbiano cessato di esistere accanto a noi, come siano stati respinti fuori della circolazione simbolica del gruppo dei vivi. Essi non sono più partner degni di scambio. Proprio per questa ragione, occorrerebbe fare come Charles Bukowski: «Io mi porto la morte nel taschino – scrive – a volte la tiro fuori e le parlo: “Ciao bella, come va? Quand’è che vieni a prendermi? Sono pronto”».

Va beh, Bukowski esagera come suo solito. Ciò non toglie che sarebbe il caso di imparare da quei popoli, specie del Nord Europa, che vivono il cimitero come un normale luogo pubblico, facendo jogging, leggendo i libri o semplicemente passeggiando tra le tombe, dunque non ponendosi molti problemi ad abitare lì accanto (me lo potessi permettere, comprerei al volo casa accanto al Brompton Cemetery di Londra, a due passi dallo stadio del Chelsea F.C., meta prediletta di tutti i tifosi inglesi prima e dopo la partita di calcio).

Il cimitero, lungi dall’essere solo un luogo di comprensibile sofferenza, rappresenta il simbolo dell’integrazione tra la vita e la morte, della naturale circolarità tra le due. Non c’è luogo migliore in grado di aiutarci a superare la rimozione sociale e culturale della morte. Se poi permette pure di risparmiare il 50% dei costi di acquisto della propria abitazione…

Come avrete capito, io non ho alcun timore a vivere accanto a un cimitero: e voi? Ritenete che sia una cosa sconveniente o addirittura lugubre? Attendo – curioso – i vostri commenti.

29 Giugno 2017/10 Commenti/da sipuodiremorte
Tags: cimiteri, Morte
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10 commenti
  1. giunela
    giunela dice:
    29 Giugno 2017 in 10:45

    A Venezia il cimitero è un’isola, quindi, vicini attigui, nessuno. Se ne sono andati anche i frati. Sinceramente, bisogna aver paura dei vivi, non dei morti, che, quando li vado a visitare, mi danno un gran senso di pace.

    Rispondi
    • Giuseppe Sabatino
      Giuseppe Sabatino dice:
      4 Aprile 2019 in 19:57

      io penso che non ce´un´aria salubre

      Rispondi
  2. Elena
    Elena dice:
    29 Giugno 2017 in 11:32

    Non avrei nessun problema a vivere vicino ad un cimitero, anzi, nonostante il dolore costante per la perdita dei miei cari, i cimiteri mi hanno sempre trasmesso un senso di pace e ho alcuni libri proprio sull’architettura dei principali cimiteri mondiali.

    Rispondi
  3. ELVIRA LARIZZA
    ELVIRA LARIZZA dice:
    29 Giugno 2017 in 12:15

    La nostra casa di montagna è vicinissima al cimitero ,piccolo, di paese ma pur sempre un cimitero. La casa è del mio compagno e sinceramente quando mi ha portato la prima volta mi è sembrata una cosa molto insolita avere la casa
    di famiglia in quel luogo. So di certi suoi amici,anzi una in particolare,che solo al mattino si è accorta della cosa ed ha
    lanciato un urlo disumano……tornando poi rapidamente a casa sua.L’unica cosa che mi ha molto colpito è che alla notte se sei nel nostro giardino magari a cena,vedi i fuochi fatui(mi pare si chiamino così) Non fanno assolutamente impressione ma ti lasciano un po’ stranito…. Per il resto l’unica cosa che non mi piace è che se c’è un funerale passa proprio davanti a casa perché la stradina è piccola e mi mette di cattivo umore.Non perché io abbia paura della morte ma perché qualcuno magari più giovane di me è morto….. non pensavo che le case costassero meno….questo mi dispiace…..

    Rispondi
  4. sabine
    sabine dice:
    30 Giugno 2017 in 00:03

    Sono nata in germania (anni ’50). Mi nonna mi portava spesso e fin da piccolissima al grande cimitero monumentale in citta. Mi piaceva tantissimo. Era pieno di alberi maestosi, scoiattoli, panchine per riposarsi. La tomba della bisnonna la ricordo bellissima, aveva una “coperta” di edera rigogliosa, all’ombra di una quercia enorme.
    Penso che tutto dipende da come ci viene presentato da bambini. I bambini non hanno paura dei cimiteri se l’adulta glielo presenta in maniera intelligente.
    Una casa vicino al cimitero mi piacerebbe, ma solo se ricca di verde e piante antiche. Mi aiuterebbe a meditare sulla vita e il suo significato.

    Rispondi
  5. Davide Sisto
    Davide Sisto dice:
    1 Luglio 2017 in 23:52

    Grazie per le testimonianze. In effetti, questo tipo di atteggiamento refrattario ai cimiteri è proprio poco comprensibile. Vanno pur bene certe narrazioni e certi miti costruiti attorno al cimitero. Ciò non toglie che è un luogo che può avere un profondo valore pedagogico se venisse spiegato all’interno di un perimetro in cui si comprende il legame tra vita e morte.

    Rispondi
  6. simone storani
    simone storani dice:
    13 Luglio 2017 in 16:02

    Abito da molti anni lontano dal mio paese natale dove ho trascorso la giovinezza. Ma quando torno e osservo i cipressi di quel cimitero cimitero, sento l’abbraccio caldo di tutti i miei cari defunti che hanno voluto essere sepolti in quel luogo. Solo lo sferragliare dei treni della linea adriatica spezza il silenzio.
    E penso che alle scuole elementari i miei compagni additavano con celato scherno un bambino perchè era figlio del custode ed abitava a due passi di là. Quanta educazione ci è stata negata… Poi al liceo divenni amico di una ragazza il cui padre era costruttore di bare; un giorno mi svelò la fatica di aver lottato contro lo scherno degli coetanei… da allora iniziai a vedere tutto in un modo nuovo.
    La morte ci è vicina e tanto più noi chiudiamo gli occhi per non vederla, tanto ci allontaniamo dal senso della vita

    Rispondi
  7. Davide Sisto
    Davide Sisto dice:
    16 Luglio 2017 in 16:06

    Grazie mille per la testimonianza e per le tue riflessioni!

    Rispondi
  8. Vanessa Barca
    Vanessa Barca dice:
    23 Agosto 2018 in 13:21

    Buongiorno, mi sono messa alla ricerca di un articolo che parlasse di case vicine ai cimiteri perché sto proprio per comprarne una. In effetti il mio primo pensiero quando ho visto la casa è stato che avrebbe potuto farmi effetto, soprattutto di sera. Noi abbiamo anche un bambino di tre anni che certamente chiederà da dove vengono le luci e ci metterà di fronte al fatto di dover spiegare qualcosa che magari avremmo rimandato. In realtà sarà un buon monito ricordarsi sempre che è meglio fare tesoro del tempo che abbiamo usandolo nel migliore dei modi perché la nostra casa terrena sarà solo di passaggio.

    Rispondi
    • Davide Sisto
      Davide Sisto dice:
      3 Novembre 2018 in 01:14

      Vedo solo ora il suo commento. Sì, il ragionamento che lei fa è un ragionamento saggio. Con le giuste parole si potrà certamente spiegare a vostro figlio quello che rappresenta, di fatto, la nostra condizione. Esserne consapevoli, fin da piccoli, può favorire una buona e coscienziosa crescita.

      Rispondi

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