Il cordoglio anticipatorio: una risorsa? intervista a Luigi Colusso, di Marina Sozzi
Abbiamo intervistato Luigi Colusso, sul concetto centrale del suo ultimo libro sul cordoglio anticipatorio. Luigi Colusso è medico e psicoterapeuta, ed esperto di lutto. Dal 1999 è volontario in Advar, fondazione che si occupa di cure palliative a Treviso. Ha scritto: Il colloquio con le persone in lutto, 2012 e Di fronte all’inatteso. Per una cultura del cordoglio anticipatorio (Erickson).
Tu affermi, nella prefazione al tuo libro, che il cordoglio anticipatorio è uno strumento fondamentale per condurre una buona vita. Ci puoi spiegare il concetto di “cordoglio anticipatorio”? In cosa si differenzia dal lutto anticipato, concetto che utilizzano gli psicologi?
Il cordoglio anticipatorio non attiene solamente alla perdita e al lutto, si presenta anche per eventi che si prefigurano come positivi, generando sentimenti ambivalenti. Posso fare l’esempio di un matrimonio ambito, che comunque suscita un cordoglio anticipatorio da parte dei genitori che vedono profilarsi il distacco dalla famiglia di origine. Anche l’attesa di un figlio, desiderato e ricercato, comporta il pensiero dei sacrifici e delle rinunce inevitabili con il suo arrivo. Sono due situazioni in cui mi sembrerebbe fuori posto parlare di lutto. Poi ci sono gli eventi ambivalenti, come un pensionamento, atteso come liberatorio da alcuni, mentre altri fanno di tutto per ritardare l’uscita da una professione che ha totalizzato in sé l’identità della persona. Nomino solamente, come suscitatori di cordoglio anticipatorio, traslochi, cambiamenti nel lavoro, eventi minacciosi come il lockdown o una bocciatura…
Possiamo invece riconoscere il lutto anticipato come sentimento legato a una perdita o a un lutto certi e non evitabili; ascoltare questo sentimento potrà aiutare a prepararsi all’evento, per viverlo degnamente e premunirsi verso possibili rimpianti, rimorsi o simili.
La distinzione più rilevante, però, è che il cordoglio anticipatorio può riuscire a evitare o almeno trasformare l’inverarsi dell’evento temuto. Faccio solo due esempi tra i tanti possibili: la prospettiva di un licenziamento mi spinge ad attivarmi per ricercare tempestivamente un impiego differente, oppure ad attivare il sindacato per ottenere il mantenimento del posto; accorgermi che il partner affettivo si è distanziato da me e prepara il distacco mette in moto un chiarimento, sollecita un cambiamento di entrambi, eventualmente la ricerca di un aiuto professionale per risanare il legame, per evitare la rottura.
In che modo quindi possiamo utilizzare il cordoglio anticipatorio per essere maggiormente padroni della nostra vita?
Spero che la risposta precedente abbia suggerito già qualcosa, la possibilità di modificare l’evoluzione degli eventi secondo le proprie intenzioni. Naturalmente non sempre è possibile riuscirci, ma esercitare la capacità di orientare gli eventi, o di contenere gli effetti indesiderati di un evento, alimenta l’autostima, la self competence, la speranza concreta, in base alle esperienze a mano a mano maturate nel tempo. Un altro beneficio dell’abitudine regolare a fronteggiare il cordoglio anticipatorio è la riduzione del perturbante (Freud docet), così che il tempo dell’attesa è meno fosco, meno angosciante.
Infine, un accenno alle neuroscienze: imparare a suonare il violino a tre anni sviluppa neuroni e collegamenti neuronali, per cui si saprà padroneggiare lo strumento meglio di chi lo prende in mano per la prima volta a quaranta anni, e la soddisfazione, la disinvoltura, la sicurezza del gesto saranno ben diverse. Altrettanto accade nel processo di fronteggiamento degli incontri/ scontri con gli eventi che si approssimano, a mano a mano che crescono la competenza e la qualità delle risposte messe in campo.
Cordoglio anticipatorio e “cigno nero”: qual è il rapporto tra questi due concetti? Secondo alcuni la pandemia di Covid-19 è un cigno nero. Come possiamo affrontarla seguendo il tuo ragionamento sul cordoglio anticipatorio?
Secondo il pensiero di Nassim Taleb il cigno nero è originato dal sommarsi, o dalla rapida successione, di eventi rovinosi; questa sommatoria ha capacità distruttive totali: un’alluvione dopo un terremoto che ha provocato fuoriuscita di materiale fissile radioattivo è un esempio. Un altro termine per indicare queste infauste coincidenze, quando riguardano la salute, è sindemia. Per capire, ricordo che la concentrazione di malati e morti nella pianura padana per il Coronavirus vede come concausa le malattie polmonari da inquinamento, che da tempo sono la vera causa di morte di un buon numero di persone. Possiamo temere di avere a che fare con un cigno nero perché la pandemia, non casualmente, si è manifestata in un tempo critico per l’ecosistema planetario, dopo essere usciti solo in parte dalla crisi economica mondiale, senza dimenticare le altre tensioni, legate a una globalizzazione asimmetrica, sbilanciata sul versante finanziario, produttivo di merci, consumistico quindi, tensioni di cui purtroppo soffriamo cronicamente.
Se, come ho cercato di spiegare nel libro, trasformare il sentimento del cordoglio anticipatorio in strumenti utili significa respirare a pieni polmoni in una comunità in cui circola generosamente il munus, il dono reciproco di esperienza, di accoglienza, di rispetto, di aiuto, di narrazione di sé e di accoglienza delle narrazioni altrui, tutto quello che insomma minimizza il perturbante… bene, non so se riusciremo a venirne fuori brillantemente, certo avremo fatto il meglio possibile, soprattutto avremo per tutti la miglior qualità di vita possibile, date le condizioni.
I professionisti della salute devono spesso dare risposte a problemi legati al cordoglio anticipatorio. Come potrebbero aiutare i loro pazienti a far fronte alla malattia e alla morte?
Esempi classici che vedono le persone approcciare professionisti della salute perché alle prese con problemi di vita, di salute o ambedue, sono le crisi familiari (consultorio familiare), la diagnosi di disabilità di un figlio, l’accertata incurabilità di una malattia cronica ingravescente, non solo oncologica. Un servizio efficace prevede l’offerta dell’empowerment per governare i problemi senza assumere la delega totale. L’operatore consulta insieme alla persona la bussola per orientarsi e guardare insieme il futuro e i problemi che si prospettano; si chiariscono, si interrogano, si narrano ripetutamente fino a far evaporare il perturbante. Sappiamo che non sempre si torna a casa con i problemi risolti, ma sempre si può tornare cresciuti. Dalle sconfitte si impara a vincere, se si è lottato e si prende confidenza con i meccanismi, le tecniche, gli strumenti che aiutano. Le narrazioni che le persone scambiano con gli operatori possono servire proprio a questo. La chiave del cordoglio anticipatorio efficace è il gomitolo narrativo avvolto, srotolato, e intrecciato mille volte ogni giorno, a casa, al lavoro, con gli operatori, nelle interazioni di comunità.
Perché le cure palliative costituiscono un modello nella tua idea del cordoglio anticipatorio? La capacità di “stare” che apprendono i curanti in cure palliative è l’aspetto cruciale della questione?
La capacità di “stare” nelle situazioni di sofferenza è senz’altro un punto di forza per chi pratica le cure palliative. È un punto di forza perché stiamo parlando di professionisti che riconoscono il proprio travaglio ma non indietreggiano, e non rinunciano a una vita fuori del lavoro, all’umorismo. Sono la dimostrazione che cultura, formazione, motivazione e supervisione sono nutrienti abbastanza, danno senso alla vita.
La trappola potrebbe essere scaricare il compito di prendersi cura di lutto anticipato e cordoglio anticipatorio solo su di loro, mentre è una opportunità per tutti e, credo, una competenza necessaria per tutti gli operatori della salute. Necessaria per lavorare bene e per stare bene. Prendersi cura l’uno dell’altro non è un gesto professionale, è il gesto singolare che ci ha fatto uscire dalle caverne e arrivare sulla Luna.
C’è qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti dirci?
Vi racconto un debito di gratitudine. In oltre venti anni ho conosciuto centinaia di persone che hanno fatto ricorso al servizio di sostegno al lutto della Fondazione Advar, Rimanere insieme. Accogliendo con partecipazione le loro narrazioni, cercando di accompagnare ciascuno nella ricerca del senso della sua storia di vita, ho imparato a riconoscere il cordoglio anticipatorio sperimentato da ognuno. L’esperienza reiterata mi suggerisce che l’elaborazione del lutto è senz’altro facilitata, con tutte le eccezioni singolari che possono darsi, quando si è dato spazio al cordoglio anticipatorio. Inoltre, ho potuto cogliere la differenza con il lutto per la morte improvvisa, che non dà spazio al cordoglio anticipatorio.
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