La legge toscana sul suicidio assistito. Intervista a Francesca Re, di Marina Sozzi
Lunedì 11 febbraio il Consiglio regionale della Toscana ha approvato (27 voti favorevoli, 13 contrari, 1 astenuto) una proposta di legge che regolamenta a livello regionale il suicidio assistito. Abbiamo chiesto a Francesca Re, avvocata dell’Associazione Luca Coscioni, che si è molto occupata di questo tema, di chiarirci bene questa legge regionale. Saremmo molto lieti se questo articolo potesse aprire un dibattito profondo e rispettoso tra i lettori di questo blog. Cosa ne pensate dunque di questo orientamento della legislazione?
Grazie Francesca per aver accettato di aiutarci a capire meglio. Che cosa prevede esattamente questa legge regionale?
La legge regionale approvata in Toscana introduce procedure e tempi certi per accedere alla morte volontaria con autosomministrazione di un farmaco letale (suicidio assistito). In particolare, la legge prevede che a partire dalla richiesta di verifica delle condizioni all’azienda sanitaria, da parte della persona malata, entro 30 giorni l’azienda sanitaria deve procedere alla verifica delle condizioni, delle modalità di autosomministrazione (quindi individuare farmaco e procedura più idonea) e acquisire il parere del comitato etico. Prevede anche l’istituzione di una commissione permanente composta da medici specialisti come internisti, palliativisti, anestesisti, neurologi, psicologi, infermieri.
Che cosa cambia per il cittadino rispetto alle sentenze della Corte costituzionale del 2019 e del 2024?
La sentenza costituzionale 242/2019 introduce per la prima volta nel nostro ordinamento il diritto di accedere al fine vita anche tramite autosomministrazione di un farmaco letale. Trattandosi però di una sentenza, seppur con valore di legge, questa non regolamenta tutti gli aspetti relativi all’attuazione di tale diritto: prevede infatti che sia una struttura pubblica del SSN a occuparsi delle verifiche e delle modalità di autosomministrazione con relativo parere del comitato etico ma non stabilisce tempi e procedure precise per l’accesso a tale diritto. La presenza di tempi certi eviterà a molte persone malate di aspettare mesi, spesso anni o di doversi rivolgere ai tribunali per vedersi riconosciuto un diritto esistente. A causa dei tempi dilatati o di incapacità delle aziende sanitarie, molte persone, come Gloria proprio in Toscana – sono morte come non avrebbero voluto e molte aziende sanitarie sono state condannate, con evidenti danni anche sulla collettività.
Come valuti la legge approvata?
E’ sicuramente un ottimo risultato, prevedere procedure certe e soprattutto tempi ragionevoli di risposta a persone affette da patologie irreversibili e sofferenze intollerabili significa mettere al centro le esigenze delle persone malate, che spesso non hanno il tempo di attendere mesi o addirittura anni per vedersi riconosciuto un diritto fondamentale come quello di scegliere come congedarsi dalla vita. Auspico che sulla scorta dell’esempio toscano anche altre regioni si attivino per regolamentare tale diritto, nel rispetto dell’autodeterminazione di ogni persona.
Quali sono i luoghi in cui sarà possibile accedere al suicidio assistito?
In caso di esito positivo della verifica dei requisiti, la Commissione medica definisce le modalità di attuazione del suicidio medicalmente assistito. La persona interessata può anche chiedere alla Commissione l’approvazione di un protocollo redatto dal medico di fiducia e recante le modalità di attuazione del suicidio medicalmente assistito. Le modalità di attuazione devono prevedere l’assistenza del medico e devono essere tali da evitare abusi in danno delle persone vulnerabili, da garantire la dignità del paziente e da evitare al medesimo sofferenze. Il protocollo indicherà, sempre in accordo con la persona interessata, anche il luogo in cui avverrà l’autosomministrazione, inclusa l’abitazione stessa della persona.
E’ possibile per il cittadino accedere alle cure palliative e poi optare per il suicidio assistito, senza rinunciare al percorso di palliazione?
In generale la richiesta di verifica delle condizioni per accedere al suicidio assistito non è una scelta che preclude il diritto di avvalersi delle cure palliative, che devono essere sempre assicurate a tutte le persone malate che ne abbiano bisogno, per un accompagnamento al fine vita, che, in base alla decisione della persona stessa può avvenire anche tramite autosomministrazione di un farmaco letale. Questo sempre che le condizioni siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale e dunque siano conformi a quanto previsto dalla sentenza costituzionale n. 242/2019. Nel caso specifico, inoltre, nel preambolo della legge, la Regione Toscana ribadisce che la stessa “tutela la dignità della vita della persona nel rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana e in conformità alle leggi dello Stato, garantendo anche nella fase terminale della vita, l’assistenza sanitaria necessaria nel rispetto della legge 15 marzo 2010, n. 38 (Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore), nonché, all’interno delle strutture pubbliche, il sostegno psicologico e, quando richieste, l’assistenza spirituale o laica”.
Ritieni che ci siano altre regioni che possono seguire l’esempio della Toscana? E’ un ulteriore passo verso una legge nazionale?
In assenza di una legge organica del Parlamento, nonostante i ripetuti richiami e l’evidente necessità di dare uniformità anche applicativa a tale diritto, le Regioni, nell’ambito delle competenze in materia di salute che la Costituzione assegna loro, possono intervenire per assicurare un accesso non discriminatorio al fine vita. L’auspicio è che altre Regioni si attivino sulla scorta della Toscana. L’Associazione Coscioni è pronta a supportare sotto ogni profilo iniziative popolari o di consiglieri regionali per portare avanti queste leggi in tutte le regioni.
C’è qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti aggiungere?
Mi piacerebbe ricordare come siamo arrivati a questa legge, che rappresenta un traguardo importante nel quadro dei diritti di fine vita. Siamo partiti circa dieci anni fa con le prime disobbedienze civili di Marco Cappato, come quella per aiutare Dominique Velati, malata terminale che Marco aiutò a raggiungere la Svizzera. Fu però con Fabiano Antoniani che si arrivò a un processo e poi in Corte costituzionale, quando con la sentenza 242/2019 la Corte dichiarò parzialmente incostituzionale il divieto assoluto di essere aiutati a morire, prevedendo le condizioni in presenza delle quali una persona può accedere al suicidio assistito. Sono servite poi altre disobbedienze civili per ampliare la platea delle persone malate che possono accedere al suicidio assistito, che oggi è consentito anche alle persone tenute in vita da forme di assistenza e non solo da macchinari. Fondamentale anche la legge sulle DAT che consente alle persone di poter disporre le proprie volontà anche per un momento in cui non dovessero essere in grado di farlo. Da qui è partita la campagna nazionale su base regionale Liberi Subito, che prevede una mobilitazione con raccolta firme per presentare eleggi regionali, come successo in Toscana, per organizzare procedure e tempi di accesso al suicidio assistito. Mi piacerebbe inoltre dedicare questa conquista di libertà a Daniela, Fabio, Sibilla, Gloria persone malate con tutti i requisiti indicati dalla Corte che a causa dei ritardi e dinieghi delle aziende sanitarie a Roma, nelle Marche, in Toscana non hanno potuto morire come avrebbero voluto.
Nulla da eccepire. Anzi, grazie, Marina, per aver dato voce a Francesca, che ha esaurito tutte le tue (e le nostre) domande.
Aggiungo: meglio forse una legge regionale così conforme alla sentenza della Corte e che stabilisce tempi certi, piuttosto che una legge con questa maggioranza, che – casomai accadesse – metterebbe di sicuro molti paletti. E, infatti, già cerca di impugnarla.
Sono d’accordo Giovanni, il punto di forza di questa legge regionale sono i tempi certi.