La realtà virtuale in ambito sanitario. Intervista a Valentino Megale, di Davide Sisto
Abbiamo intervistato Valentino Megale, dottore di ricerca in ambito neurofarmacologico e imprenditore nel settore della salute digitale (la cosiddetta Digital Health), con esperienze di ricerca in Italia, Francia e Austria.
Innanzitutto, come hai iniziato a occuparti di salute digitale e di realtà virtuale in ambito sanitario?
Ho iniziato la mia attività di ricerca concentrandomi sulla sintesi di nuovi potenziali farmaci. Nel corso degli anni, il mio interesse per le tecnologie digitali mi ha spinto a unire gli studi nell’ambito della neurofarmacologia con quelli relativi alla salute digitale. Mentre l’azione dei farmaci è ben riconosciuta, la componente mentale e psicologica della salute rappresenta un territorio ancora in parte inesplorato. Oggi, proprio grazie alle tecnologie digitali, è possibile stimolare questa componente, supportando in maniera innovativa il benessere del paziente attraverso soluzioni non invasive e non farmacologiche che si integrano con le terapie in uso. La realtà virtuale è in grado, infatti, di avere un impatto concreto e significativo sui processi mentali della singola persona, in virtù degli stimoli sensoriali prodotti – per esempio – dai visori che gli vengono fatti indossare. Dal momento che la realtà virtuale è diventata per me e il mio team l’oggetto centrale dei nostri studi, nel 2017 abbiamo deciso trasformare un’idea in un progetto concreto fondando Softcare Studios, dove ricopro il ruolo di CEO e mi occupo degli aspetti di ricerca e network medico.
Ci spieghi, tenendo conto delle tue esperienze, gli effetti che l’uso del digitale e della realtà virtuale producono sui pazienti?
Partiamo da un presupposto fondamentale: come sappiamo, il nostro stato di salute non dipende solo dal benessere del corpo ma anche da quello della mente. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le ricerche scientifiche sulla connessione diretta tra cervello e sistema immunitario, le quali evidenziano come l’insieme dei processi cerebrali abbia un impatto profondo sulla salute fisica della persona. Questi processi, a loro volta, dipendono in buona parte dall’insieme delle percezioni che abbiamo del mondo esterno, nonché dagli stimoli sensoriali con cui definiamo chi siamo, dove ci troviamo e come operiamo nell’ambiente che ci circonda. Tenuto conto del ruolo importante che la percezione ricopre per lo stato di salute del singolo individuo, io e il mio team cerchiamo di utilizzare le tecnologie immersive per influenzare e modificare la percezione in modo da trarne risultati positivi e costruttivi.
Le prime applicazioni della realtà virtuale in ambito sanitario risalgono agli anni Novanta, quando scenari virtuali furono utilizzati per ridurre la percezione di dolore fisico in pazienti con ustioni estese. Il grande successo ottenuto ha determinato uno sviluppo significativo degli studi sul ruolo benefico della realtà virtuale, al punto che oggi essa sta rivoluzionando il modo di supportare mentalmente i pazienti. Ciò in riferimento, per esempio, alla gestione del dolore, al trattamento dei disturbi d’ansia e di quelli alimentari, alla riabilitazione psicomotoria e al supporto sociale. Con Softcare Studios e con il nostro primo progetto, TOMMI, abbiamo deciso di mettere la tecnologia digitale al servizio di quei pazienti pediatrici che ogni giorno affrontano terapie stressanti e dolorose, per esempio in oncologia, odontoiatria e ortopedia. Attualmente siamo operativi in cinque ospedali italiani, i quali utilizzano TOMMI per ridurre l’ansia, il dolore e lo stress dei bambini, facilitando la collaborazione con il personale medico e quindi ottimizzando anche i tempi e le risorse dei trattamenti. Il riscontro è positivo, come dimostra il feedback di genitori, medici e bambini, generalmente soddisfatti dell’impatto del progetto sulla vita dei pazienti. Ora, il nostro obiettivo consiste nell’ottimizzare e accrescere l’efficacia della realtà virtuale in ambito sanitario, tenendo conto di studi scientifici che evidenziano il costante benessere psico-emotivo dei pazienti apportato dagli strumenti digitali.
Qual è la situazione italiana, rispetto ad altre realtà internazionali, a proposito di innovazioni tecnologiche in ambito medico?
In Italia abbiamo una community di innovatori di prim’ordine per quanto riguarda il settore della salute digitale. Nuove tecnologie, approcci innovativi, rigore misto a creatività, impegno nella divulgazione responsabile ed etica: è quello che vedo ogni giorno confrontandomi con i professionisti che stanno cambiando il volto della sanità nel nostro paese. Tuttavia, questa community opera all’interno di un ecosistema non sempre perfettamente aderente alle sfide del mondo contemporaneo. Si potrebbe parlare a lungo di come risorse e propensione al rischio – necessarie per affrontare con lungimiranza le sfide del futuro – siano in Italia nettamente inferiori rispetto ad altri paesi. Ciò dipende principalmente, a mio avvio, dalla mancanza di educazione al futuro. In Italia, cioè, manca quella lungimiranza che serve per investire maggiori risorse nella formazione del personale medico-sanitario ed è assente la promozione di un approccio multidisciplinare, intergenerazionale e trasversale (tra specialisti e non specialisti) per comprendere il presente. Se colmassimo tali lacune, potremmo cogliere meglio le opportunità offerte dai nuovi strumenti digitali, imparando a gestirne le criticità. Invece, vi è la tendenza di rifiutarli in blocco, in quanto spaventati dalle loro incognite. Per tali ragioni, è necessario migliorare la comunicazione, portando alla luce le evidenze scientifiche relative all’uso positivo delle tecnologie digitali in ambito medico. Softcare Studios sta tentando di farlo, ma la strada è ancora lunga e richiederebbe anche il contributo delle istituzioni pubbliche, con legislazioni chiare e investimenti a lungo termine.
Perché è fondamentale investire sulla realtà virtuale in ambito terapeutico?
La realtà virtuale e, in generale, le tecnologie immersive rappresentano innanzitutto un’opportunità per migliorare la cura e il benessere del paziente. Lo dimostrano i risultati finora conseguiti, i quali pongono in primo piano la persona e suoi bisogni sociali, emotivi e mentali, solitamente non percepiti come prioritari durante le cure. In secondo luogo, offrono numerosi vantaggi per facilitare l’accessibilità al sistema sanitario per coloro che abitano lontano dai centri urbani. Infine, permettono di studiare e approfondire le nostre conoscenze riguardanti la percezione e il suo impatto sul benessere della persona, grazie al controllo che lo specialista ha sugli stimoli audiovisivi forniti al paziente, facilmente standardizzabili e replicabili, riducendo così tempi e costi di questi studi.