Le ricette della longevità: cibo e vita senza fine, di Davide Sisto
Secondo uno studio della Johns Hopkins University, pubblicato un paio di anni fa dalla prestigiosa rivista Science, la maggior parte dei tumori non è determinata da stili di vita poco sani (fumo, cattiva alimentazione, ecc.), ma semplicemente dalla “sfortuna”. La sfortuna, secondo i resoconti della ricerca forniti dalla stampa, sembra incidere nel 66% dei tumori, i quali insorgono in assenza totale di comportamenti a rischio. In realtà, anche a causa delle polemiche seguite al modo un po’ approssimativo con cui la stampa ha dato la notizia, gli scienziati Bert Vogelstein e Cristian Tomasetti sono tornati recentemente sull’argomento, sempre su Science, per spiegare meglio il senso dello studio: tenuto conto che una cellula diventa tumorale quando nel suo Dna si accumulano due-tre mutazioni “anormali”, i due scienziati hanno calcolato che ben due terzi di tali mutazioni dipendono da errori casuali che hanno luogo durante la divisione cellulare e indipendentemente dal nostro comportamento. Pertanto, sostenere che il 66% delle mutazioni sono casuali non significa dire che il 66% dei tumori è legato alla sfortuna e non è prevedibile: fumo, cattiva alimentazione, eccessiva esposizione al sole svolgono sicuramente un ruolo di primo piano nell’insorgenza delle patologie tumorali ed è, per tale ragione, fondamentale la prevenzione. Tuttavia, questo studio dimostra scientificamente che la prevenzione non basta e che il caso svolge un ruolo centrale nel cagionare le mutazioni del Dna che a loro volta cagionano il tumore.
Ora, questo studio è interessante se messo in relazione al contesto sociale e culturale odierno, in cui è costantemente in crescita la ricerca della perfetta combinazione tra scelte alimentari, longevità e – addirittura – immortalità. Sono sempre più numerose le ricerche scientifiche intente a trovare la dieta per mezzo della quale vivere il più a lungo possibile e non ammalarsi mai. Ad esempio, la biologa Maria Konovalenko, entrando a far parte del programma denominato Biology of Aging e legato al Buck Institute in Northern California, presso cui sta svolgendo il dottorato, ha ideato il Longevity Cookbook, un insieme di ricette e suggerimenti per un corretto stile di vita, basati su ricerche ed esperimenti medici, nonché uno studio sulla restrizione dietetica calorica. L’obiettivo del Longevity Cookbook, in cerca di finanziamento, è l’identificazione degli ingredienti che allungano le aspettative di vita e, dunque, la creazione di ricette ad hoc. Nelle interviste rilasciate ai giornali Konovalenko anticipa che olio d’oliva e avocado sono due ingredienti fondamentali per la longevità e che occorre concentrarsi su cibi e sostanze, come la caffeina, che inibiscono la mTOR, una sostanza che svolge un ruolo centrale per l’invecchiamento.
Particolare rilevanza mediatica ha avuto, poi, la “Dieta della longevità” sperimentata da Valter Longo, scienziato ritenuto tra i maggiori esperti al mondo di studi sull’invecchiamento e sulle malattie ad esso collegate. La dieta della longevità, il cui punto di partenza è l’osservazione attenta delle caratteristiche dei centenari di Molochio, in Calabria, paese dei suoi nonni, intende mostrare come sia possibile curarsi con il cibo. Poche proteine (circa 0,7/0,8 grammi di proteine per chilo di peso corporeo) e molta verdura, poca frutta e carboidrati integrali, pesce – due/tre pasti alla settimana – e non carne, solo grassi insaturi buoni (come quelli presenti nel salmone, nelle noci, mandorle e nocciole), a cui aggiungere complessi vitaminici e minerali in pillole ogni due/tre giorni. Questi i segreti alimentari per la longevità, senza dimenticare alcune strategie quotidiane, come – per esempio – fare solo due pasti al giorno più uno spuntino a basso tenore calorico ma nutriente (tutti gli altri particolari della dieta sono descritti nel libro “La dieta della longevità”, che Longo ha pubblicato nel 2016).
Addirittura, è stata recentemente inventato Basis, un integratore alimentare il cui obiettivo è aumentare la salute metabolica. Questo integratore è stato sviluppato dalla Elysium Health, il cui fondatore e amministratore delegato, Eric Marcotulli, ha un passato nel capitalismo d’impresa e il cui capo scienziato, Leonard Guarente, conduce ricerche sull’invecchiamento al MIT dal 1982. Ciò che rende interessante Basis è il fatto che il suo sviluppo è monitorato da cinque premi Nobel (due per la chimica, tre per la medicina), i quali collaborano come consulenti con Elysium Health.
Mettere a confronto questi esempi con lo studio da cui siamo partiti genera una grande confusione: possiamo veramente riporre le nostre speranze di longevità in integratori alimentari e in diete miracolose o dobbiamo rassegnarci dinanzi al ruolo impietoso del caso? Il punto è il solito: la prevenzione e una sana alimentazione sono assolutamente fondamentali, ma vanno posti all’interno di un contesto esistenziale in cui sappiamo che la loro utilità consiste solo nel farci stare il più possibile bene, non nella promessa incauta e illusoria di una condizione di vita non mortale. Perché, come al solito, se il sentimento alla base di queste scoperte è “la vita è bella, non vedo ragioni per cui dovrebbe finire”, come sostiene Maria Konovalenko, allora quando il caso riporta con violenza la nostra mente a pensare al fatto di essere mortali rischiamo di rimanere prigionieri della confusione, con tutte le conseguenze negative che ciò produce e che abbiamo quotidianamente davanti agli occhi.
Cosa ne pensate? E quali strategie alimentari adottate nella vostra vita quotidiana per la prevenzione delle malattie? Attendiamo i vostri commenti.