Al Qarafa, Il Cairo: dove morti e vivi vivono gomito a gomito
Voglio raccontarvi una storia, che parla al contempo di una donna e di un cimitero. Sabato pomeriggio Anna Tozzi Di Marco, un’antropologa romana conosciuta vari anni fa, si trovava a Torino, e si è offerta di farmi da guida per vedere la mostra delle fotografie relative al suo soggiorno nella Città dei morti del Cairo: luogo di sepoltura che, poco per volta, è divenuto una delle zone più popolose della capitale egiziana. Case e tombe, vivi e morti, convivono gomito a gomito.
Luogo della mostra (che è rimasta aperta dal 27 giugno a oggi, 4 giugno), sono i famosi Bagni Pubblici di via Aglié, a Torino, in occasione del mese di attività culturali dedicato all’Africa. I Bagni sono un luogo affascinante: hanno mantenuto la loro funzione originaria, divenendo inoltre un vivace centro culturale e interculturale.
Anna ha vissuto quasi dieci anni all’interno di Al Qarafa, la Città dei morti del Cairo, un’area di circa dodici kmq, divisa in diciassette quartieri, oggi luogo di vita e commercio da un lato, e di sepoltura dall’altro. Anna è rimasta dieci anni nel cimitero per cogliere dall’interno le dinamiche dell’inurbamento in quel luogo, ed esaminarle anche in rapporto ai rituali funebri e religiosi.
Le prime fotografie della mostra (documenti fortunosamente ricuperati da Anna) risalgono ai primi del Novecento, e mostrano uno spazio vuoto, con alcune sepolture qua e là. Da inizio Novecento ad oggi, l’area di Al Qarafa è completamente cambiata: si sono costruite le case, e oggi la densità di popolazione è molto alta, ma non per questo si è smesso di seppellire.
Anna ha già scritto un libro su quest’esperienza unica: Egitto inedito. Taccuini di viaggio nella necropoli musulmana del Cairo, acquistabile su un sito dedicato al Centro di ricerche e documentazione di tanatologia culturale, da lei fondato e diretto, eccellente per chi voglia approfondire il suo punto di vista antropologico, www.lacittadeimorti.com. Anna pratica infatti un’antropologia militante, come lei la definisce: “la prospettiva antropologica deve essere acquisizione di consapevolezza del contesto in cui si andrà a operare, e fornire gli strumenti per muoversi nel territorio interagendo con i locali. Deve gettare le basi di una cooperazione allo sviluppo sostenibile che veda coinvolti gli abitanti nei processi di decisione”.
Le foto, in parte scattate da lei, in parte da altri antropologi, giornalisti o fotografi professionisti, sono eccellenti testimonianze di questa prospettiva: l’obiettivo è restituire una rappresentazione dignitosa degli abitanti del cimitero cairota (più di un milione), valorizzandone la vita quotidiana, i mestieri (spesso legati alle sepolture), le espressioni religiose e culturali, e facendo piazza pulita delle immagini stereotipate, negative e esotizzanti. Gli scatti rappresentano interratori e scultori del marmo, venditori di verdura e di tappetini, interni di case, coloratissimi, e bambini che giocano, donne che cucinano, tombe situate nei cortili, becchini, visite alle tombe, facciate dipinte per testimoniare l’avvenuto pellegrinaggio alla Mecca, perfino una cerimonia in cui una donna entra in trans per placare gli spiriti.
La mostra sarà itinerante, continuerà a viaggiare in Italia, e magari potrà fare una seconda puntata torinese. E Anna Tozzi? Sta per ripartire, verso Cipro e la Turchia, per studiare la leggenda dei Sette Dormienti, pronta per nuove esperienze.
Se la storia di Al Qarafa vi ha interessati o incuriositi, guardate anche il documentario di Alessandro Molatore: http://vimeo.com/18992377, e su flickr, ricercate Al Qarafa. Vedrete splendide fotografie, tra le quali alcune sono di Anna.