Arborvitae: cimiteri del nuovo millennio?
Gira l’Italia un progetto affascinante, studiato da alcuni architetti paesaggisti, tutte donne (A3Paesaggio), che hanno voluto riflettere su come possa diventare il cimitero del terzo millennio. E’ un progetto rivoluzionario rispetto agli attuali luoghi dei morti, che costituisce anche una risposta alla diffusa povertà inventiva dell’architettura funeraria contemporanea.
Consuelo Fabriani e la sua équipe si sono innanzitutto chieste quali sono i bisogni degli individui quando si recano a far visita ai propri morti. E non hanno trascurato anche un secondo interrogativo: come mai molta gente rifiuta il cimitero come luogo e dichiara di preferire una memoria “del cuore e della mente”?
Il desiderio che è emerso da questa indagine è che il cimitero sia meno cementificato, più accogliente e più verde: un luogo dove sia possibile sostare in meditazione o anche solo passare un po’ di tempo nella natura e vicino a chi abbiamo perduto, magari condividendo l’esperienza con altri.
Il progetto di cui vi parlo si chiama Arborvitae, e – dicono le protagoniste – introduce una nuova cultura del cimitero e delle pratiche legate alla morte, prevedendo, dopo la cremazione, l’interramento delle ceneri in un’apposita urna biodegradabile e la rinascita del corpo in un albero. E’ un cimitero-paesaggio in cui l’architettura funeraria cede il posto agli alberi dando vita ad un parco urbano, spazio vitale per i cittadini; un luogo di memoria e di rispetto capace di diminuire la distanza tra il mondo dei morti e quello dei vivi.
Dietro questa idea c’è, implicitamente, una visione della morte che si va diffondendo tra i nostri contemporanei, quella di vita/morte come ciclo naturale, in cui dalla morte può scaturire nuova vita: l’uomo non più re della creazione, ma parte della natura. È un progetto che fa piazza pulita dell’antropocentrismo, e che rispecchia la volontà di ricongiungersi con gli elementi, sul modello dei cimiteri nordici e anglosassoni.
Le progettiste hanno realizzato un video estremamente grazioso per spiegare la loro idea. Ecco il link, non perdetevelo https://www.youtube.com/watch?v=_69LVlsi8ms&feature=youtu.be.
Ma soprattutto vi chiedo di partecipare all’ulteriore sondaggio che stanno facendo. Richiede meno di un minuto per la compilazione: https://it.surveymonkey.com/s/ARBORVITAE.
Mi interessa moltissimo anche la vostra opinione sul blog. Secondo voi è un’idea su cui è bene lavorare? Vi convince? Vedete delle difficoltà nella realizzazione di questa proposta nella nostra cultura?
Credo che sia un’ottima idea, decisamente più ecologica e più all’avanguardia rispetto ai cimiteri attuali. Se fosse possibile mi piacerebbe poter attuare questa idea per me, e nel frattempo convincere chi mi sta attorno a fare lo stesso. Potrebbe essere un’ulteriore traccia evolutiva della nostra società verso l’ambiente e la terra a cui apparteniamo.
Idea suggestiva, ma poco pratica. Quanto spazio servirebbe se tutti volessero ricrescere quercia o abete?
E’ stata la società di design di Barcellona “Estudimoline” ad inventare l’urna biodegradabile (urnabios.com) con all’interno il seme di un albero che la persona può scegliere.
Gentile Signora Maria Angela, mi permetto di intervenire nel blog di Marina Sozzi per risponderle a nome del mio gruppo di lavoro, autore del progetto Arborvitae.
E’ vero, l’urna bios è un’idea dello studio Moliné che, per l’appunto, è nostro partner nel progetto dei parchi cimiteriali. Loro hanno disegnato l’urna e noi abbiamo pensato di metterla in campo in un progetto più ampio che riguarda tutti noi e non solo chi ha un giardino e può permettersi di seppellire il proprio caro in casa.
Arborvitae è un progetto sociale e ha bisogno di sostegno e non di futili polemiche. D’altronde c’è stato anche chi ha inventato la ruota e qualcuno poi che ha pensato alla carriola e così il mondo è andato avanti….
Le idee sono nell’aria, e da una cosa ne nasce un’altra!
Gentile Signora Consuelo
Le scrivo come giornalista regolarmente iscritta all’Ordine (tessera n. 133185).
Visto e considerato che, in tempi non sospetti, mi ero interessata al progetto spagnolo, mi è sembrato naturale, una volta scoperta l’esistenza di Arborvitae, pormi alcune domande. Lei asserisce, infatti, di avere una partnership per i parchi cimiteriali con lo Studio Moliné. Perché dunque non compare nelle note a margine del progetto Arborvitae?
Cercando nelle pagine connesse al vostro sito nulla riporta a ciò.
Qualora mi fosse sfuggito qualcosa, la prego cortemente di segnalarmelo.
Lo studio spagnolo, interpellato a riguardo, ha negato la partnership con Arborvitae.
Ora, non è mia intenzione sollevare alcuna polemica; come lei dice, un progetto di tale portata meriterebbe sostegno incondizionato ma per avere ciò, non occorrerebbe mostrare con chiarezza la specificità delle origini? In caso contrario, non crede che le idee, anziché nell’aria, correrebbero il rischio concreto di restare sommerse?
Bellissima idea! Poco pratica? Forse.. E’ ovvio che gli alberi prendono spazio, ma non sarebbe un regalo in più per le generazioni a venire? Ripensare la morte, dice spesso Marina, e’ un modo per guardare diversamente alla vita … E credo che nella nostra vita di vivi oggi sia molto più urgente fronteggiare la cementificazione e il dissesto del territorio che non l’eccessiva presenza di parchi e foreste! Perciò sposerei il progetto senza riserve!
Se poi i tempi siano maturi per lavorarci e’ un’altra questione; forse per avere il polso della sensibilità al tema sarebbe utile un sondaggio fuori da questo contesto (ho l’impressione che i lettori di questo blog siano una minoranza controcorrente!), ma in ogni caso potrebbe essere una scommessa che vale la pena tentare
Un’idea bellissima, poetica, geniale!. Quanto praticabile su larga scala? Ma soprattutto troverebbe una risposta adeguata presso le istituzioni? E presso il grande pubblico? Condivido la perplessità di Anna.
A me piace molto e questa notizia per me ha quasi il senso di una risposta…questa mattina ho ricevuto la notizia della morte di una persona a me cara…non ci vedevamo da molto tempo ma era sempre nel mio cuore…vorrei ricordarla sotto un albero…
Spero proprio che diventi quanto prima pratica diffusa…anche nella mia città.
É un’idea bellissima, proprio la soluzione che cercavo per me. Vale sicuramente la pena di lavorarci, seppur impegnativo penso sia realizzabile
Una volta ero al funerale del padre di una mia cara amica, il feretro fu tumulato in uno di quei loculi a parete, in una galleria che ne annoverava una moltitudine, l’unico posto al cimitero che i poveri si possono permettere. Pensai con orrore che quell’uomo aveva vissuto tutta la vita in una casa popolare ad “alveare” e anche la morte gli riservava lo stesso trattamento.
Se devo pensare a dove far riposare le mie ceneri penso a tutti quei posti immersi nella natura che ho tanto amato in vita: un pò su quel pianoro della Val d’Aosta, un pò sotto la quercia della Serra, un pò nel mediterraneo …
Ma anche quest’idea mi affascina! E’ vero, concretizza e visualizza nell’immediato la continuità tra vita e morte, morte e rinascita, in un continuum in cui ognuno di noi è indissolubimente legato alla Madre Terra.
L’albero è simbolo di vita che si trasforma e rinasce, ma la sua azione di generare ossigeno lo lega anche all’Aria e collega quindi la terra con il cielo … Quale luogo e simbolo migliore da offrire ai nostri cari perchè ci ricordino e nel ricordarci imparino qualcosa della loro morte?
BELLISSIMA idea, -soprattutto va premiata per essere una cREATIVITà , CIOè QUALCOSA CHE ESCE dai luoghi comuni
aNCHE IO, L’abbraccio in toto, e mi piacerebbe che le Donne che hanno lasciato i commenti favorevoli(guarda caso,sempre la maggioranza donne!) ci unissimo insieme a Voi per portare avanti qs progetto.
Comprendo che oggi ci sono “problemi” più importanti,ma..lo è anche certamente il fatto che i cimiteri richiedono sempre più spazio,che il costo di una bara è diventato “speculativo”..per poi finire nel cemento!!
E’ anche vero che, affinchè il progetto possa andare avanti, bisogna ottenere una legge -ed una mentalità- più fluida riguardo alla cremazione. :Ritrovarsi in un luogo che ha del verde agibile,delle panchine cui sedersi in tranquillità, rende la visione della morte come una continuità della vita,trasformata,- quello che esattamente E’.
Complimenti e vi PREGO: manteneteci aggiornati sui vs passi/passaggi rispetto a qs progetto e come noi potremmo contribuire e collaborare. buona VITA ovunque!!
idea bellissim, che sposo totalmente nella sua filosofia.
un MA: anche gli alberi muoiono. Alcuni anche molto giovani.
Non tutti i semi germogliano. Alcuni lo fanno e un evento atmosferico troppo duro e improvviso ne stronca la vita appena spuntati. O il loro germoglio viene mangiato da un animale. O una malattia li coglie giovani fusti. Un parassita letale magari proveniente da terre lontane li assale, etc. E’ la vita della natura.
Siamo preparati noi a visistare i nostri cari nel parco degli alberi e scoprire un evento così?
Signora Anna, la descrizione che fa dell’albero…E’ veramente triste! anche un lato della realtà,è vero, ma lo spirito con cui è stato proposto qs progetto
E’ proprio per portare Luce ed apertura.. ed ogni albero, fiore vive , si nutre dell’energia che noi gli trasmettiamo
(così con le persone,o animali, che abbiamo vicino).
L’immaginazionè, per me,e per fortuna anche per molti altri! – Una visione della vita, del pianeta , moooolto più ampia, di fiducia, allargata alla fluidità del “meglio”.
Certo, le confido che ho impiegato anni di “lavoro” personale di autoconoscenza, accettazione di me e di qs visione, ma è qs che aiuta anche per la salute/guarigione, prima interiore, poi vs il mondo e gli altri.
Le auguro..Buoni ALBERI Amici e gioia !! Come ci tramandano gli Indiani d America- gli alberi sono : IL popolo in PIEDI, su qs pianeta!! Più ce ne sono e più sarà BELLO, si immagini allora, in un cimitero,chiamato invece_LUOGO di CONDIVISIONE -, tramite dei ns cari, gli alberi, panchine..e noi ,che entreremo in quel luogo come nel ns giardino,UNITI da Spirito di Fratellanza e CONTINUITA’ !!!
Bellissima l’idea, e fortemente simbolica (da vita nasce altra vita). Oltretutto aggiungerebbe un po’ di verde alle nostre città… Vedo però molte difficoltà dal lato pratico, oltre che burocratico: se già i cimiteri tengono spazi sempre più grandi, quanto spazio occorrerebbe per un bosco? Per carità, ben vengano, i boschi nelle nostre città grigie: ma se non riusciamo a salvare parchi e giardini, v’immaginate i “boschi della memoria”? E, non vorremo poi far abbattere il “nostro” albero per far posto? E, come dice Anna, anche gli alberi muoiono… Personalmente, ho scelto una formula più radicale, odiando i cimiteri italiani così cementificati (che belli tanti cimiteri all’estero, specie al Nord, nei prati, attorno alle chiese; comunque NON E’ LI’ CHE STA IL DEFUNTO MA DENTRO DI NOI), ho optato per la cremazione e la dispersione in natura. Basta scegliere un posto amato, polvere siamo… Ritorneremo all’indifferenziato da cui siamo nati, e la Natura farà di noi quello che vuole.
Io sono assolutamente a favore di questo tipo d urna, ma vorrei che fosse possibile utilizzarla , mi spiego: oggi in italia non e’ possibile disperdere le ceneri in natura , ma solo in spazi appositi nei cimiteri ( i giardini del ricordo) e quando invece
si prendono in custodia le ceneri di un defunto, si e’ obbligati a tenerle nell’urna in un determinato indirizzo, ma non si e’ autorizzati a disperderle.
Cara Anna, la dispersione delle ceneri in natura non è vietata a livello nazionale, ma è a discrezione delle regioni. La Lombardia, ad esempio, l’ha autorizzata da anni. La cosa importante è che venga scelta dal soggetto per iscritto, perché non credo che in questo senso possano decidere i parenti. Quindi in questo meglio inserirla in un testamento biologico depositato, o, più semplice ancora, depositare le proprie volontà in questo senso – scegliendo fra mare, lago o monti – presso la SOCREM (a Milano 02.4237199 – 4232707), che rilascia una tesserina da presentare alle pompe funebri, o al comune. Niente di più semplice: purtroppo però iscriversi a Socrem costava, circa 3 anni fa, sui 200 euro. Al momento del funerale verrà richiesta solo la località della dispersione, ma consiglio di farla poi privatamente senza avvisare autorità, per non andare incontro a fastidiose questioni burocratiche (es. per la dispersione in lago e mare deve avvenire almeno a 200 metri dalla costa). La Socrem ha molta diffusione al Nord, molto meno al Sud, ma prova a informarti.
Grazie per aver risposto lei, Giovanni!
Idea suggestiva , ma è’ bene chiarire una volta per tutte che la polvere che resta dalla cremazione e’ praticamente solo ” legno” , perché’ del corpo non rimane praticamente quasi nulla. O sbaglio?
Idea suggestiva , ma è’ bene chiarire una volta per tutte che la polvere che resta dalla cremazione e’ praticamente solo ” legno” , perché’ del corpo non rimane praticamente quasi nulla. O sbaglio?